martedì 28 gennaio 2014

L'aquila città templare: nelle iconografie di Santa Maria Ad Cryptas analogie con i simboli e la storia dei Cavalieri Templari


Cosa lega la città dell’Aquila all’ordine militare monastico più conosciuto al mondo? Sembrerebbe che la città sia stata costruita per celare un segreto ma cerchiamo di analizzare i fatti e gli elementi che possono aiutarci a ricostruire i movimenti dei cavalieri templari. La nascita dell’Ordine è da collocarsi territorialmente e storicamente nella Terrasanta al centro delle guerre tra forze cristiane e islamiche  scoppiate dopo la prima crociata, indetta da papa Urbano II al concilio di Clermont nel 1096.  Nel 1099 i cristiani riconquistarono la Terrasanta in mano ai musulmani. In quello stesso anno alcuni crociati assolto il compito di proteggere i pellegrini per le vie della Terrasanta, tornarono in Europa lasciando Gerusalemme quasi incustodita. Così nello stesso anno Ugo di Payns, 
originario della cittadina francese di Champagne, insieme al suo compagno d’armi Goffredo di Saint-Omer e ad altri sette cavalieri raggiunsero Gerusalemme divenendo custodi del Sepolcro di Gesù, e dando inizio ad uno dei più antichi ordini religiosi cavarellereschi cristiani, quello dei Pauperes commilitones Christi templique Salomonis (Poveri Compagni d’armi di Cristo e del Tempio di Salomone), meglio noti come Cavalieri templari o semplicemente Templari. Ma lo scopo di questi nove cavalieri era ben diverso dall’offrire semplice protezione; infatti si dedicarono alla ricerca dei tesori del tempio di Gerusalemme,  reliquie dai poteri immensi, andate perdute nel corso dei secoli. E’ in questo modo che i Templari entrarono in possesso di oggetti e documenti importanti, che si impegnarono a custodire e tramandare in segreto. La leggenda racconta che i Templari nascosero parti dei loro tesori in vari luoghi segreti, alcuni dei quali si trovano in Italia. E proprio a l’Aquila, diverse sarebbero le tracce del passaggio e della presenza dei Templari. A Fossa, a pochi km da l’Aquila, si trova la chiesa di S. Maria Ad Criptas del XIII sec. 
La sua assoluta particolarità risiede nei due distinti cicli d’affreschi che ne ricoprono interamente l’interno. 
Il primo ciclo opera di artisti bizantino-cassinesi nell’abside, nella parete meridionale nell’arco trionfale e nella parete di contro-facciata, il secondo ad opera di pittori di scuola toscana di gusto protogiottesco , che riaffrescarono la parete settentrionale riedificata in seguito al terremoto del 1313.  Il ciclo bizantino-cassinese inizia dalla parete destra dell’arco trionfale e quindi per proseguire sulla parte meridionale, ove sono presenti splendide scene tratte dalla Genesi. Nell’abside sono le rappresentate, come era usanza presso la cultura bizantina,  le scene della Passione del Cristo. Sulla parete di sinistra una magnifica Ultima Cena, sulla parete frontale troviamo invece San Giovanni Battista, San Paolo, Cristo Pantocratore, San Pietro e San Giovanni Evangelista. In basso si  procede con la Flagellazione e quindi al centro la Crocifissione con la Madonna  e San Giovanni Evangelista, la Deposizione. Ed proprio in alcune scelte iconografiche dei dipinti che si riscontrano forti legami con  i simboli e con la storia dei Cavalieri Templari. Sulla parete frontale, abbiamo infatti le scene  relative alla Passione di Cristo, le più significative per il nostro discorso;  queste sono composte da quattro riquadri; partendo da sinistra verso destra  troviamo come prima la Flagellazione: 
la scena viene rappresentata nei due momenti più importanti per la  sorte di Gesù: la decisione di Ponzio Pilato, che vediamo seduto su un trono a  baldacchino, del Cristo notiamo in  modo particolare la sua espressione ricca di emotività,caratteristica  questa assai frequente nei cicli cristologici dei primi secoli dopo il Mille,scorrendo  le scene abbiamo al centro del registro abbiamo una significativa Crocifissione: 
la scena  segue l’impianto compositivo classico, con Maria a destra e San Giovanni Evangelista a sinistra della Croce che hanno  la funzione di rappresentare il passato e il futuro, con l’Apostolo chiamato  all’adempimento del dovere divino. L’iconografia segue parzialmente i dettami  dell’arte bizantina: il Cristo è rappresentato morto, con la testa reclinata  sulla spalla e la schiena che inarcandosi pare voleri staccare dalla croce. A  seguire incontriamo la Deposizione, 
anche in questo caso il nostro anonimo pittore decide di  raffigurare la scena nel suo momento più drammatico, quasi a voler imprimere la  maggior carica di pathos possibile al dipinto. Il corpo bendato di Cristo, dopo  essere stato posato sul ,pittoresco sepolcro in pietra, da Giuseppe e Nicodemo  al margine della scena, sta per essere richiuso; San Giovanni avvicina la mano  del Maestro al suo viso, a cercare una carezza mentre le donne, provate dal  dolore, si stringono la veste al seno. Tutte queste scene appena descritte  hanno suscitato tantissimi scalpore dal punto di vista delle leggende sui  Templari, tantochè il 12 maggio del 2008 la chiesa di Santa Maria ad Cryptas è  stata oggetto di una speciale puntata di Voyager dal titolo: Templari il tesoro  è in Italia?” in cui lo stesso presentatore Roberto Giacobbo ebbe modo di  vedere dal vivo la chiesa.
Ma andiamo con ordine e parliamo un po’ di storia: com’è noto il fondatore,  o meglio colui che spinse i piccoli feudatari a d unirsi per fondare una nuova  città, l’Aquila appunto  fu l’imperatore  Federico II  di Hohenstaufen (1194-1250). Una figura questa molto misteriosa: pare avesse infatti  stretti rapporti con l’Ordine del Tempio e moltissime delle costruzioni da lui  commissionate, Castel del Monte, in primis sono ricchissime di  simboli e decorazioni indiscutibilmente riconducibili  ai dettami templari. Santa Maria ad Cryptas, così come il feudo di Forcona,  all’epoca rappresentavano una delle maggiori potenze per il clero locale, ed  più che plausibile che la stessa committenza della chiesa sembrerebbe stata  voluta da qualche potente cavaliere crociato di ritorno in Europa dopo una  crociata in Terra Santa. A confermare questa ipotesi vi è proprio al di sotto  della scena con la Deposizione un riquadro con un uomo (senz’ombra  di dubbio un cavaliere gerosolimitan0, probabilmente templare) e tutta la sua  famiglia in posizione orante come in una devota preghiera. Sull’identità di  tale personaggio non si sa nulla di certo, sono state proposte svariate  attribuzioni ma oggi gli storici più accreditati, ritengono si tratti di tal  Morel de Saurs, un nobile feudatario proveniente da Saorge, piccolo centro  della Provenza giunto probabilmente in Italia, al seguito di Carlo I d’Angiò.  Tornando alla nostra storia è provato e di indubbia certezza che una delle  maggiori fonti di guadagno e di prestigio per i Cavalieri in Occidente era il  trasporto delle reliquie; oggi sempre più molti studiosi ritengono che essi  potessero aver custodito per qualche tempo anche la stessa Sacra Sindone,  ovvero il sudario in cui la tradizione vuole  sia stato avvolto il corpo del Cristo dopo la  sua morte e dove si sarebbero impresse le fattezze umane del Figlio di Dio.  Alcuni studiosi ritengono che chi ha dipinto gli affreschi di Santa Maria ad  Cryptas abbia avuto modo di osservare molto da vicino la preziosissima reliquia  cristiana, tanto da poterne addirittura notare delle particolarità come il  pollice della mano destra piegato innaturalmente verso il basso. Nella scene  della Flagellazione, Crocifissione e Deposizione troviamo dei dettagli  fisici molto particolari, che vanno a discapito di una rappresentazione  pittorica che si prefigge di essere “veritiera” per invece addentrarsi nelle  caratteristiche molto strane, riconducibili solo alla figura della Sindone.  Come ad esempio il fatto che il corpo di Cristo denota la figura di un uomo  molto alto, decisamente troppo per l’epoca, cosi come sembrerebbe risultare dal  sudari, inoltre la posizione del corpo nella Crocifissione è molto simile all’inarcatura del corpo ritrattato  e il particolare più significativo resta comunque quello strano pollice piegato  verso il basso. Ma non è tutto nella parte alta dell’arco trionfale 
troviamo  due raffigurazioni di santi su chi sia il primo il dubbio è tra San  Mena, un soldato romano martire il cui culto proveniente dal medio-oriente  attecchì anche in Abruzzo, come testimonia un edifico di culto tra i più  antichi d’Abruzzo a lui dedicato presso Lucoli,località a pochi chilometri da  Fossa e San Maurizio. Quale  sia l’attribuzione giusta non è dato saperlo ma siamo comunque davanti ad  “santo militare” notoriamente considerati uno  dei protettori di tutti gli ordini  cavallereschi e crociati e la sua  presenza in questa chiesa ben si collega all’idea dei cavalieri e dei crociati  sulla famosa via dei pellegrinaggi che seguiva la costa nella regione  abruzzese. Il secondo invece è sicuramente San Giorgio (foto 19) ritratto con  un evidente scudo crociato nella sua classica iconografia di uccisore del  drago. Tutta la storia di questi luoghi e in particolare quella di questo  piccolo luogo di culto pare quindi ricollegarsi alla straordinaria e all’ancor  non del tutto chiarita vicenda dell’affascinante Ordine del Tempio. Ora se mi  permettete volevo concludere con una piccola considerazione personale, il  motivo che mi ha spinto a scrivere queste righe sulla chiesa di Santa Maria ad  Cryptas è legato non solo alla mia passione per l’arte ed al fascino che i  misteri e le leggende riescono a trasmettermi ma soprattutto, per l’amore che  provo verso la mia terra d’Abruzzo messa duramente alla prova da un sisma che a  distanza di tre anni lascia purtroppo ancora evidenti i suoi segni nel cuore  come nella “cultura”di questo angolo d’Italia.






fonti:http://www.luoghimisteriosi.it/abruzzo/fossa.html

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